I benefici del camminare. Montagnaterapia - apassolento.com
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I benefici del camminare. Montagnaterapia

Quando la montagna aiuta a star bene. La montagnaterapia è solo per pochi o è per tutti?

Ero piccolo, le mie estati significavano vacanze al seguito dei nonni in Valtellina. In un angolo di quell’appartamento c’era un quadretto, con una scritta, recitava: “Se sei triste e non ti senti bene, va in montagna e spariran le tue pene”.

Mi capita ogni tanto di pensare a quel quadretto ed a quante verità nasconde.

Quello che voglio fare oggi, con poche e certamente non esaurienti righe, è parlare un po’ di quando la montagna diventa terapia ma soprattutto darvi qualche buon motivo per uscire di casa ed iniziare a camminare (nessuno di senta escluso).

Montagnaterapia

Questa sconosciuta. Parolone altisonante dietro cui si nasconde una materia tanto ampia quanto poco codificata.

Da diverso tempo ormai si sente parlare di montagnaterapia. A Pinzolo nel 1999 viene citato questo termine per la prima volta nel corso del convegno “Montagna e solidarietà: esperienze a confronto”.

Nel tempo sono sorte associazioni, c’è coordinamento tra di loro e viene tenuto anche un convegno nazionale per fare il punto e trovare una linea comune tra le tante realtà sorte.

All’inizio affiancare il termine terapia a montagna ha generato sarcasmi e perlessità, ritengo oggi per fortuna superate. In determinate situazioni sono ormai per acquisite l’efficacia della pet teraphy ed altri tipi di terapie alternative. I tempi sono ormai maturi.

Un passo indietro: deficit di natura

Da qualche anno si inizia anche a parlare di deficit di natura come di quella carenza che tanto caratterizza il viver moderno.

Il termine “deficit di natura” è stato coniato da Richard Louv, giornalista americano conosciuto in Italia soprattutto per “L’ultimo bambino nei boschi”. In questo libro indaga le relazioni tra bambini e mondo naturale. Esplora i benefici dell’interazione tra bambini e natura in termini di formazione fisica e psichica della persona adulta.

Nei suoi studi (e lui non è il solo) evidenzia come il gioco, il contatto e l’interazione con la natura contribuiscono a fare di un bambino un adolescente, un adulto, un individuo più equilibrato, sicuro e consapevole di sè, degli altri, dei propri limiti, dei propri confini intesi come regole e “campo d’azione”.

Privare i bambini del contatto con la natura, cosa che più o meno inconsapevolmente sta sempre più avvenendo nelle nostre città, dove il verde viene sempre più relegato alla sola funzione di arredo urbano, contribuisce a limitarne negli anni la capacità di gestire emozioni e relazioni, con un ritardo in termini psicomotori che si tradurrebbe (comprensibilmente?) anche in perdita dell’autostima.

Su queste basi crescono gli uomini di domani.

Finchè qualcosa non cambia e si corre ai ripari.

Gli studi. Camminare fa star bene

L’attività fisica moderata contribuisce già di suo a farci “sentir bene”: rinforza il sistema immunitario, regolarizza la pressione, stimola endorfine migliorando l’umore. Ecco, tutte queste qualità vengono amplificate quando l’attività (fisica) si sposta in un ambiente naturale.

Pionieri delle ricerche in questo campo sono stati i giapponesi. Negli anni ’90 hanno applicato il metodo scientifico per studiare a fondo i benefici di quella che oggi viene comunemente racchiusa sotto il termine anglofono di “forest teraphy”. I loro studi forniscono dati e una corposa base scientifica per spiegare i benefici che batteri e sostanze volatili, naturalmente e più o meno in grande misura presenti all’interno di un bosco, hanno su psiche e corpo.

Ne risulta che “attività fisica moderata + natura” sia un’abitudine incredibilmente salutare nella vita di una persona. Un’abitudine che se coltivata con consapevolezza e cognizione di causa può anche dare molto più che i benefici del solo trekking o escursionismo fatto con un approccio, perdonate l’uso del termine, amatoriale (nel senso che in questo campo può avere un approccio amatoriale anche chi ha grande esperienza di sport outdoor e migliaia di chilometri nelle gambe).

La montagnaterapia può essere per tutti

La montagna è fortemente inclusiva. Aiuta ad abbattere pregiudizi e barriere, a far gruppo, educa allo stare assieme, cura, ma è molto più che semplice terapia. Discipline come la montagnaterapia oggi godono di sempre maggiore considerazione. L’ambiente è bellezza, ma è anche benessere, e sta trovando il suo spazio perfino in ambito sociosanitario.

Il beneficio del camminare è legato a doppio filo alla montagnaterapia. 

Da un punto di vista medico camminare contribuisce a stare in forma, a normalizzare la pressione sanguigna, a combattere le patologie degenerative dell’apparato muscoloscheletrico, stimola la risposta autoimmunitaria del nostro organismo.

Sotto il profilo dei benefici “sociali” aumenta invece la capacità di cooperare in gruppo, aumenta l’autostima, stimola impegno e creatività nelle persone, diminuisce lo stress ed ha un potere rigenerante.

Ognuno ha i propri obbiettivi personali da conquistare, piccoli grandi traguardi quotidiani che il contatto con l’ambiente che ci circonda può aiutarci a raggiungere.

Secondo la mia corrente di pensiero la montagnaterapia si attua in piccoli gruppi, attraverso attività controllate e a forte valenza relazionale ed emozionale. Questo genere di percorsi hanno caratteristiche e carattere fortemente inclusivi. Nel pieno rispetto della privacy di ciascuno, in casi particolari, vengono integrati con eventuali trattamenti medici, psicologici e socioeducativi già in atto.

Le barriere più grandi sono nella tua testa

Oltrepassare la propria linea di comfort richiede in qualche modo attitudine. Le difficoltà che si possono incontrare in questo cammino sono molto diverse tra loro: il lasciarsi andare, la componente ludica, la relazione con gli altri, la relazione con se stessi, perchè no, anche lo sforzo fisico.

Proprio per questo sono convinto che la montagnaterapia sia per tutti, dall’escursionista neofita a quello più rodato, anzi, è proprio quando si è convinti di non averne bisogno che si è davanti a quella linea di comfort che non riuscite o non volete superare.

Camminare in questo modo è un viaggio che non si sa mai dove ci può portare, di gruppo ed individuale allo stesso tempo, importante come ogni viaggio di scoperta ed accrescimento personale.

Non ti resta che partire, immergerti nell’ambiente. Se non sai come fare puoi sempre rivolgerti a qualcuno, di mio posso darti anche qualche consiglio da seguire per godere al meglio qualche attimo in natura. Se ti interessa, ti invito a leggere il prossimo post, uscirà giovedì 16 aprile: “E’ sempre il tempo di una grande miniavventura”.

gionata pensieri
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