Disgrazia e Preda Rossa - apassolento.com
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Disgrazia e Preda Rossa

Acque placide solcano la piana di Preda Rossa, alle pendici meriodionali del monte Disgrazia. Luogo magico e nascosto, che fuori stagione rivela in silenzio tutta la sua bellezza.

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V’era un tempo in cui queste terre erano coperte dal mare e i picchi bucavano l’acqua come isole. Solo il ritirarsi degli oceani, innumerevoli epoche fa, rivelò alla luce del sole questi posti meravigliosi. Alpeggi rigogliosi, foreste di larici e abeti occupavano l’intera valle, nascosti ai più, protetti dall’innevata parete sud del Pizzo Bello. Queste montagne non erano frequentate, regno dell’aquila e del camoscio, appannaggio solo di pochi pastori, che quassù trovavano verdissimi prati in cui pascolare il bestiame. Un giorno un vecchio mendicante coperto di stracci arrivò davanti a due giovani pastori. Uno di questi era d’animo gentile mentre l’altro aveva il cuore duro come il granito di cui sono fatte queste montagne. Alla richiesta di un tozzo di pane e di una tazza di latte quest’ultimo rise in faccia all’anziano e lo invitò a cercare gli avanzi del suo cane. L’altro invece ebbè pietà, preparò al mendicante un giaciglio su cui passare la notte e gli diede di che rifocillarsi dalla propria bisaccia. Il mattino seguente il mendicante salutò il pastore buono e lo mise in guardia, chiedendogli di raggiungere l’alpeggio vicino e di scendere al villaggio senza mai voltarsi qualunque cosa avesse visto o udito alle sue spalle. Mentre l’anziano parlava il suo volto iniziò a cambiare ed il pastore capì che aveva di fronte il Signore. Obbedì senza indugio e si mise in cammino. Ben presto iniziò a sentire fragore e grida, il calore alle sue spalle, il rombo di massi che rotolano ed il rumore di alberi che si spezzano. Raggiunse l’alpeggio vicino, convinto si essere ormai al sicuro si voltò e vide un incredibile incendio divorare la foresta. Persino le montagne, incandescenti, si sgretolavano e gli eterni ghiacciai del Pizzo Bello si trasformavano in acqua e vapore. Visione e terrore durarono il tempo di un istante, lasciando spazio alla disperazione quando il tempo di girarsi due scintille lo accecarono. Disperato, chiese perdono al Signore per aver disobbedito. Questi lo graziò, gli chiese di picchiare la roccia col piede e qui affiorò una sorgente. L’acqua con cui lavò gli occhi gli restituì la vista. Ma alpeggi e foreste non esistevano più ed al loro posto c’erano ora solo sassi rossi e desolazione. Ancora oggi, a monito per le generazioni, quelle falde che circondano Preda Rossa vengono chiamate Corni Bruciati, il Pizzo Bello viene chiamato Disgrazia, dal verbo desgiascia (“si scioglie”), sul versante sud est della valle si possono ancora attraversare i resti lasciati dalla terribile catastrofe, pietraia fine, rossa e silenziosa rotta solo da qualche larice isolato. La sorgente che salvò la vista del giovane pastore sgorga ancora oggi, si trova nei pressi della chiesa di San Quirico, vicino all’alpeggio di Scermendone.

Un’altra versione di questa leggenda in cui mi sono imbattuto la modifica nei protagonisti, non tanto nella sostanza. Il pastore “cattivo” diviene il signorotto locale, padrone dell’alpeggio, avido e senza cuore nei confronti del mendicante. Per volere divino ebbe anche lui la grazia della vista, la chiesa di San Quirico, vicino alla quale si trova la “Sorgente degli occhi”,  sarebbe quindi un suo voto.

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ACCESSO: Siamo in Valtellina per cui si procede lungo la Milano – Lecco finchè non diventa Statale ad una sola corsia per senso di marcia. Dopo l’inconfondibile arcata del ponte sul torrente Mello si prende a sinistra, in direzione Val Masino. Andiamo quindi sempre dritto verso Filorera ed una volta raggiunta la frazione si trovano i cartelli per Preda Rossa in prossimità di una secca curva a sinistra dove c’è un bivio. I cartelli indicano la nostra meta proseguendo dritto. Lasciamo quindi la strada per San Martino e da qui il tragitto torna a farsi obbligato. Proprio accanto al cartello che indica l’inizio della consortile c’è anche il distributore per pagare il pedaggio alla valle (5 euro nel 2015, giornaliero, si può pagare anche in alcuni esercizi indicati nel cartello).

DIFFICOLTA’: T. Sentiero e dislivello ininfluente se si decide di “perdersi” della piana e nelle sue immediate vicinanze. E. Sentiero se si decide di andare alla Ponti (600 metri di dislivello. 1955-2559). E’ possibile anche raggiungere la piana dal rifugio Scotti in circa 2 ore prendendo un sentiero che sale nel bosco di abeti tagliando i tornanti (500 metri di dislivello. 1500-1955). Se si decide invece di proseguire a piedi lungo la strada occorre una torcia per passare un tunnel che si trova più avanti ed è senza illuminazione.

ETA’: adatta ai bambini 3+. La salita alla Ponti (6+) non presenta particolari pericoli oggettivi

INTERESSE: paesaggiastico, naturalistico

 

NOTE: La piana ha rischiato di sparire negli anni ’60. L’Enel costruì una piccola centrale (in inverno con strada innevata potrebbe essere l’ultimo punto raggiungibile in auto, poco prima del rifugio Scotti) ed aveva in progetto di alluvionare Preda Rossa per creare un bacino artificiale. Le proteste degli ambientalisti ed una campagna di stampa fortemente contraria al progetto salvarono per fortuna l’ambiente da un disastro inimmaginabile.

La Piana oggi è tutelata in qualità di Sic (Sito di interesse comunitario).
Da qui si può raggiungere il rifugio Ponti, del Cai di Milano, dedicato ad un banchiere. Più romantico sapere che poco più in basso fino ai primi del ‘900 c’era già la capanna Cecilia, la prima della Val Masino (era del 1882), costruita grazie alla spinta di Francesco Lurani, esploratore, scalatore e divulgatore delle montagne di qui che la volle intitolare alla moglie.
gionata pensieri
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