1961: McKinley, prima ascensione parete sud - apassolento.com
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1961: McKinley, prima ascensione parete sud

L’impresa di Riccardo cassin, Luigino Airoldi, Gigi Alippi, Jack Canali, Romano Perego, Annibale Zucchi è celebrata dal Sodalizio con l’immagine riportata sul bollino Cai 2021 in ricordo del 60° della sud del McKinley.

spedizione cassin sul mckinley

Loro furono i primi a riuscire… ma è un’altra la storia che vi voglio raccontare, meno conosciuta, più particolare.

Non è Riccardo Cassin il suo protagonista, ma Luigino Airoldi, con lui quel 19 luglio 1961 quando alle 23 la spedizione raggiunge dopo 17 ore filate di scalata la cima del McKinley.

spedizione cassin sul mckinley. Telegramma jfk
Il telegramma che il presidente Kennedy mandò agli italiani dopo l’impresa.

Alaska, non solo McKinley…

quasi 10 anni dopo…

Mari e montagne hanno in comune molte cose.

Prima fra tutte: nelle loro immense grandiosità l’uomo riscopre se stesso.

Luigino Airoldi racchiude questa essenza, oggi è l’anello che congiunge questi due elementi apparentemente tanto distanti fra loro.

Alpinista per vocazione, Airoldi marinaio per necessità, in uno dei tratti di mare più pericolosi del pianeta, oltre la Terra del Fuoco: l’Antartico.

A destra Airoldi in Antartide.

Luigino Airoldi (1931) è uno dei Ragni di Lecco; è annoverato tra i più grandi alpinisti italiani. Vive a Ballabio ma era molto spesso a Bovisio Masciago, in visita ad una sezione Cai a cui è molto legato e di cui è tra i soci fondatori.

Anni fa (era il 2009, l’articolo integrale fu pubblicato su Il Cittadino) si tenne un incontro congiunto tra Lega Navale e Cai (che a Bovisio condividono la sede, in via Venezia).

Grazie all’immersione in questa speciale miscela di avventurieri posso ripercorrere la vicenda che lo vide protagonista e che oggi mi appresto a raccontarvi.

“A distanza di così tanto tempo ho rivissuto una delle emozioni più grandi della mia vita”.

E Luigino Airoldi nella sua lunga carriera ha scalato vette in Europa, Asia, Africa ed Americhe.

E’ stato amico del grande Riccardo Cassin, era al suo seguito quando nel 1961 la spedizione italiana guidata dal celebre alpinista partì alla volta dell’inesplorato Mount McKinley, in Alaska: una spedizione storica, che porta all’apertura dell’immensa parete sud della montagna.

All’epoca dell’incontro erano passati 48 anni dal McKinley… 39 dallo Yukon…

Dopo aver posato lo sguardo su quelle terre quasi 10 anni prima, nel 1970 Luigino decise di tornare nel nord America: non McKinley questa volta, l’obbiettivo è ripetere l’ascensione al Mount Hubbard, una delle vette più alte tra Canada ed Alaska.

Parte con un gruppo di tre italiani. Giunti al campo base le condizioni meteo non sono rosee, i tre decidono di aspettare mentre lui prosegue fino alla cima.

“Sentivo che se non fossi partito immediatamente non sarei riuscito ad arrivare. Arrivato in cima ho avuto nove giorni di maltempo, sono rimasto bloccato; nel momento in cui ho provato a scendere mi sono accorto che la via da cui ero salito non c’era più, coperta da una slavina e dal ghiaccio. Ero a – 40 gradi”.

Dato per disperso dai suoi compagni, Airoldi non si dà per vinto, scende dall’altro versante ed in territorio canadese viene per caso avvistato su un ghiacciaio da un piccolo velivolo militare fuori rotta, dopo praticamente un mese passato in buchi di neve per difendersi dal freddo delle notti, razionando i pochi viveri.

Il viaggio in Antartide

Soccorso, viene portato a New York, ospite dell’amico console Ernani Faè. Qui, tramite Farnesina, viene a sapere che in Argentina una nave della Marina Militare Italiana sta per partire alla volta dell’Antartide.

Itinerario della spedizione della Marina Militare italiana in Antartide.

“Avevo sempre desiderato mettere le mani su quelle montagne, non ne avevo mai avuta l’occasione. Partii immediatamente facendo tappa a Lima, in Perù, per recuperare un sacco che avevo spedito prima di partire per l’Alaska. Nello Yukon avevo perso tutto il mio equipaggiamento. Arrivato in Argentina, tutto mi aspettavo meno di trovare una barchetta di legno di 11 metri a due alberi”.

Secondo il suo racconto era il Giuseppe II e a bordo c’erano il Capitano Giovanni Ajmone Cat ed un sottoufficiale, unici superstiti di una spedizione quasi completamente ammutinata.

“Il mio piede, senza volerlo, ha preso dentro il sacco, che è caduto nella barca: praticamente ho dovuto accettare l’imbarco…”

racconta sorridendo Luigino.

Non lo sapeva, ma quella in cui si stava imbarcando era la prima spedizione scientifica in Antartide della Marina Militare Italiana nella storia del nostro Paese.

Così Luigino è diventato anche Ragno di mare in una delle tratte più pericolose del globo.

Un battesimo di fuoco, come la Terra che ben presto si lasciano alle spalle.

“Dovetti imparare a seguir rotta, non avevamo radio e la stiva era perennemente allagata”.

Il San Giuseppe II in mezzo ai ghiacci.

In mezzo al ghiaccio e sferzati da onde impressionanti, i tre si ritrovano ben presto senza cibo. La situazione è disperata, finchè non vengono avvistati da una nave da crociera Argentina. Vengono portati a bordo, festeggiati, additati come “Los Tres Locos”, i tre pazzi. Conoscono capitano ed equipaggio della nave e, in particolare, la “reginetta della crociera”, una bellissima e giovane donna.

A questo punto interviene, nel racconto, Tuccio Di Pasquale, allora presidente della sezione bovisiana della Lega Navale, esperto velista che ha solcato onde in tutto il mondo, solito a viaggi in Argentina.

La sua amica Marta Ruiz un giorno gli aveva raccontato di essere stata reginetta su una nave in Antartide che aveva soccorso tre italiani a corto di viveri. Gli mostrò anche una foto, un volantino pubblicitario che la ritraeva alla base argentina del Polo Sud, con sullo sfondo sia la nave da crociera che una piccola, piccolissima barca con due alberi. Marta se ne ricordava ancora il nome: San Giuseppe II.

La nave da crociera che soccorre quella della Marina italiana.

Airoldi ricorda male il nome della barca, Di Pasquale come un fulmine glielo riporta alla mente, chiama in Argentina, col telefonino, contatta Marta e la passa a Luigino. Lui è emozionato come quel giorno tanto lontano: la telefonata che segue è personale, un’incredibile emozione riemerge dal Polo Sud dopo 38 anni.

Pochi giorni dopo Di Pasquale riceve una mail di ringraziamento da Marta. “Tuccio, ho sempre pensato in questi 38 anni ai  tre “Locos” e in cuor mio speravo che ce l’avrebbero fatta a ritornare in Italia con quel guscio di noce, ma non ne ero mai stata rassicurata”.

In posa Marta Ruiz, Aimone Cat, Airoldi e il sottoufficiale.

Pierluigi Airoldi, detto Luigino, classe 1931. Nel corso della sua vita è stato premiato con alcuni dei più alti riconoscimenti della Repubblica. Nominato Cavaliere Ufficiale dal presidente Giorgio Napolitano, Azzurro d’Italia dal Coni ed Istruttore Nazionale di Alpinismo. Scrive per la rivista Cai, è accademico del Club Alpino e guida alpina dei “Ragni di Lecco”.

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